E’ considerato il più antico degli Statuti, tra quelli pervenuti, prodotti dai Comuni rurali. Ma il suo valore storiografico non si ferma qui. Rispetto ad altri testi legislativi di questo genere si distingue per la ricchezza e per l’organicità della stesura, nonostante si riferisca ad una comunità numericamente molto limitata (400-500 residenti).
Nel 700° anniversario dalla data del primo Statuto (1318), la Deputazione di Storia patria per l’Umbria dedica il suo nono numero della collana sugli Statuti comunali dell’Umbria al prestigioso testo di Gaiche, piccola ma storicamente significativa località della Valnestore nel comune di Piegaro.
Sabato scorso è stata la Chiesa di San Lorenzo ad ospitare la presentazione del volume “Statuti e riformanze della comunità di Gaiche (1318-1566)”, curato da Sandro Tiberini. Una nuova versione, integrale ed emendata, del primo Statuto e delle successive riformanze, contenente anche la nuova redazione statutaria risalente al 1566.
Come spiegato da Tiberini lo Statuto di Gaiche si distingue per l’organicità (12 carte ripartite in 5 libri) e per la ricchezza. “Inoltre – scrive l’autore – trattandosi di una comunità di dimensioni e rilevanza modesta, la complessità e la diversificazione dell’architettura istituzionale delineata nello Statuto appaiono veramente degne di nota”. Altra singolarità è il fatto che tale testo non è frutto dell’accordo con un signore, né ha origine da un intervento del comune vicino dominante. Bensì è la stessa pubblica assemblea generale degli uomini del castello che delega suoi membri estratti a sorte a elaborare lo Statuto.
Per Mario Ascheri, professore emerito di Storia del Diritto Medievale e Moderno Gaiche doveva essere una comunità importante anche per la sua posizione strategica di confine con il territorio dell’Orvietano. “Una comunità – ha riferito – articolata, vitale e anche numerosa per un piccolo comune rurale di soli 400-500 residenti”.